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martedì 3 aprile 2007

William Shakespeare

William Shakespeare
William Shakespeare nasce a Stratford-upon Avon nell'aprile 1564, terzo di otto figli. La madre, Mary Arden, discende da una famiglia di possidenti; il padre, John, appartiene alla corporazione dei pellai e guantai di Stratford. Le sue condizioni economiche dapprima sono agiate, tanto che l'uomo diventa, sotto Maria la Cattolica, Bailiff della città (cioè presidente della giunta municipale). Poi la sua situazione si fa più dissestata, a causa, pare, di liti giudiziarie.
Nel 1582, a 18 anni, Shakespeare sposa a Stratford Anne Hathaway, più anziana di lui di otto anni, figlia di coltivatori. Probabilmente è un matrimonio riparatore. L'anno successivo nasce la loro primogenita, Suanna, seguita nel 1585 da Hamnet e Judith. Non si hanno poi ulteriori notizie sulla vita di Shakespeare per sette anni; forse è maestro di scuola nel contado, sicuramente ha la possibilità di completare la sua educazione,acquisendo una cultura inesatta ma vasta.
Nel 1592 William è a Londra, come affermato attore e drammaturgo, probabilmente in cerca di fortuna, spinto anche dalle difficoltà economiche del padre. L'anno successivo, mentre un'epidemia di peste fa chiudere tutti i teatri, pubblica il poemetto mitologico "Venere e Adone", dedicato al Conte di Southampton, suo generoso patrono, così come il poemetto "Lucrezia violata" (1594). Anonimo esce anche il suo "Tito Andronico".
Intanto, cessata l'epidemia, si riaprono i teatri e si riorganizzano le compagnie; viene fondata la compagnia dei "Servi del Lord Ciambellano" ("The Chamberlain's Men"): gli attori stessi partecipano alle spese e agli utili, secondo il modello cooperativo; i membri della compagnia sono forse sette, tra cui Shakespeare, e il primo attore è Richard Burbage, figlio dell'impresario James. La compagnia recita al Theatre e al Curtain, e ottiene grande successo, divenendo la favorita di corte. La carriera del poeta si identifica con la fortunata storia di questi Chamberlain's Men, per i quali l'autore compone drammi con tutte le sue energie. Successivamente, nonostante il favore ottenuto dai suoi primi poemetti, Shakespeare non dà seguito all'attività di poeta non drammatico, se non con i sonetti, che vengono composti principalmente tra il 1593 e il 1597. Il tono pessimistico di alcuni sonetti sembra preludere a tragedie come "Amleto", e quindi si può intuire che la vita dell'autore non fosse felice come si potrebbe supporre dai documenti che abbiamo, testimonianti la sua fama e il suo successo.
Nel 1596 muore il figlio Hamnet; nel 1601 sarà la volta del padre John, e nel 1608 della madre Mary. Nel frattempo la fama di Shakespeare viene testimoniata da Francis Meres, che in un trattato lo cita come autore che eccelle sia nella tragedia sia nella commedia. All'epoca ha già scritto alcuni dei suoi primi e più famosi capolavori, come "Romeo e Giulietta", "Sogno di una notte di mezza estate" e "Il mercante di Venezia".
Interessante è l'episodio della congiura del conte di Essex, che tenta, l'8 febbraio 1601, una ribellione contro Elisabetta. I Chamberlain's men partecipano indirettamente alla congiura, rappresentando, la sera prima, il "Riccardo II", come preparazione alla sollevazione (è la storia di un re deposto dai sudditi per incapacità di governo); forse Shakespeare aderisce alla causa di Essex per via di un comune amico, il conte di Southampton. La sollevazione fallisce, Essex viene giustiziato e Southampton imprigionato; gli attori vengono ritenuti estranei ai fatti nell'inchiesta che segue, ma per alcuni questo episodio influenza molto la concezione della vita di William, quale si manifesta nell'"Amleto" (in particolare nel tema dell'incapacità di realizzare ciò che si ritiene giusto).
Il successore di Elisabetta, Giacomo I, assume nel 1603 alle proprie dirette dipendenze la compagnia del Lord Ciambellano, rinominata "The King's Men". Shakespeare, ora, figura nell'elenco dei gestori della compagnia, ma non in quello degli attori: ciò significa, probabilmente, che l'attività di scrittore era ritenuta un sufficiente contributo alla compagnia. Nel 1609 ritorna a Stratford, continuando comunque a scrivere.
Nel 1616 la figlia Judith si sposa con il mercante di vino Thomas Quiney in un'epoca non consentita dal diritto canonico, cosa che porta alla scomunica della coppia; Shakespeare ne è ovviamente rattristato, e, di salute già malferma, decide di fare testamento. Il 23 aprile muore; la tradizione ne addebita le cause a una febbre contratta dopo una serata di baldoria con i poeti Drayton e Ben Johnson, ma probabilmente la vera causa sta proprio nella sua salute cagionevole. Williams Shakespeare è sepolto nella chiesa di Stratford, e la sua tomba reca l'iscrizione in versi: "Buon amico / per amor di Cristo / non cavar fuori / la polvere qui racchiusa! / Benedetto chi rispetta queste pietre / e maledetto chi rimuove le mie ossa". Nel 1623, poco dopo la morte della moglei, uscirà un volume di grande formato (in-folio), curato dagli attori John Heminge e Henry Condell, con trentasei drammi di Shakespeare, sotto il titolo di "Mr William Shakespeare's comedies, histories and tragedies" (= "Le commedie, i racconti e le tragedie di William Shakespeare").
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Dovrei paragonarti ad un giorno d'estate?Tu sei ben più raggiante e mite:venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggioe il corso dell'estate ha vita troppo breve:
talvolta troppo cocente splende l'occhio del cieloe spesso il suo volto d'oro si rabbuiae ogni bello talvolta da beltà si stacca,spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura.
Ma la tua eterna estate non dovrà sfiorirené perdere possesso del bello che tu hai;né morte vantarsi che vaghi nella sua ombra,
perché al tempo contrasterai la tua eternità:finché ci sarà un respiro od occhi per vederequesti versi avranno luce e ti daranno vita.
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Come posso ritrovare la mia pacese il ristoro del sonno mi è negato?Se l'affanno del giorno non riposa nella nottema giorno da notte è oppresso e notte da giorno?
Ed entrambi, anche se l'un l'altro ostili,d'accordo si dan mano solo per torturarmil'uno con la fatica, l'altra con l'angosciadi esser da te lontano, sempre più lontano.
Per cattivarmi il giorno gli dico che sei lucee lo abbellisci se nubi oscurano il suo cielo:così pur blandisco la cupa notte dicendo
che tu inargenti la sera se non brillano stelle.Ma il giorno ogni giorno prolunga le mie penee la notte ogni notte fa il mio dolor più greve.